In molti Comuni della Sardegna è estremamente lungo e tortuoso l’iter per ottenere l’autorizzazione amministrativa per l’installazione di Impianti Pubblicitari, complice una burocrazia delle amministrazioni locali ineficciente e lenta.
LA L.R. 3/2008 E IL D.P.R. N.16/2010:
Infatti nonstante l’introduzione della Legge Regionale n. 3 del 2008 e del D.P.R. n.16/2010, che ha istituito lo Sportello Unico per le Attività Produttive, il SUAP, ora denominato da una recente modifica SUAPE, nato con lo scopo di consentire alle imprese di avere un interlocutore unico per le pratiche burocratiche invece di girare per mille uffici e di semplificare e accellerare le proceure amministrative relative alle attività produttive di beni e servizi, le lungaggini burocratiche sono ancora all’ordine del giorno e si manifestano sotto varie forme.
IL DECRETO LEGISLATIVO N. 507 DEL 1993:
La materia della pubblicità esterna è disciplinata dal Decreto Legislativo n. 507 del 15 Novembre 1993, e all’art. 3 dispone che:” il Comune è tenuto ad adottare apposito regolamento per l’applicazione dell’imposta e per l’effettuazione del servizio delle pubbliche affissioni….Il regolamento deve in ogni caso determinare la tipologia e la quantità degli impianti pubblicitari, le modalità per ottenere il provedimento per l’installazione……la superficie degli impianti pubblicitari da attribuire a soggetti privati”. Nonchè dall’art. 23 e dall’art. 53 comma 5 del codice della strada, che indica in 60 giorni il tempo per ottenere l’autorizzazione.
IL PIANO GENERALE IMPIANTI PUBBLICITARI:
La normativa risale al 1993 e molti Comuni Sardi non hanno ancora provveduto ad adottare il Piano Generale degli impianti pubblicitari, con la conseguenza che le istanze presentate dalle imprese per ottenere l’autorizzazione ad installare i cartelli pubblicitari ricevono un diniego. In questo caso alle aziende non rimane che rivolgersi al TAR per ottenere il soddisfacimento dei propri diritti legittimi, con notevole aggravio dei costi e ulteriori lungaggini, per cui si arriva in media da 1 a 3 anni per ottenere l’autorizzazione, tempi assolutamente inconcepibili per le imprese.
In altri casi invece succede che il Comune abbia approvato il regolamento e il piano degli impianti pubblicitari, ma non ha provveduto a rendere operativo il piano omettendo, ad esempio, di indire il bando di gara previsto per l’assegnazione dei relativi lotti. Anche in questo caso l’impresa nel presentare la relativa domanda, si trova davanti al rifiuto da parte dell’amministrazione nel concedere l’autorizzazione, e anche in questo caso l’unica soluzione è quella di presentare ricorso sempre al TAR.
Inoltre si verifica anche il caso in cui il Comune adotti il piano generale degli impianti, ma non esegue il censimento degli impianti pubblicitari oppure non istituisce l’ufficio preposto alla concessione di suolo pubblico che è un atto propedeutico ad avviare il procedimento presso lo Sportello Unico, con la conseguenza che si ritorna ai tempi biblici della vecchia procedura che richiede il rilascio di tre pareri tecnici ai vari uffici, vanificando in questo modo gli effeti del procedimento presso il SUAP, che prevede tempi celeri e certi per il rilascio dell’autorizzzazione amministrativa, con tre tipologie di procedimento:
1) immediato avvio, 2) avvio entro 20 giorni, 3) indizione di una conferenza di servizi prima dell’avvio dell’intervento, con il procedimento unico che si deve concludere entro 60 giorni.
La casistica delle lungaggini burocratiche, anche nel settore della pubblicità esterna è abbastanza ampia, le conseguenze della mala burocrazia ricadono sulle aziende, infatti l’stituto di ricerca IPSOS ha rilevato che il costo della burocrazia in Italia è stimato in 5 miliardi l’anno per le imprese italiane e che il titolare di una piccola impresa lavora 45 giorni l’anno in media per lo svolgimento di adempimenti burocratici e in più deve utilizzare il tempo dei suoi dipendenti per una media di 28 giorni l’anno.
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